perchèE sono iniziati i “perchè”! Tutte le volte che cerco di far capire a Marta che determinate cose non si fanno, puntualmente lei mi risponde: “e perchè?” con la stessa intonazione di Peppa Pig quando risponde “perchè” in un episodio visto ormai un miliardo di volte. Ma per Marta non è presto per  la fase dei “perchè”? Diciamo che Marta non sta ancora nella fase piena dei “perchè” dove una risposta data genera infiniti “perchè”, per fortuna adesso si limita massimo a due “perchè” consecutivi!

Di solito è una fase questa che si presenta dopo i due anni, quando il bambino ha acquisito una notevole abilità linguistica e possiede un vocabolario piuttosto ampio e le domande non sono che il punto di partenza di molte conversazioni con gli adulti.

E’ proprio questo il primo motivo per cui il bambino pone spesso la domanda “perchè”, è semplicemente un esercizio delle sue nuove abilità. Inoltre il bambino a quest’età ha acquisito una maggiore consapevolezza delle cose ed è molto più curioso del mondo che lo circonda e quindi cerca di scoprire il più possibile ciò che gli sta intorno facendo tante domande ai genitori ed aspettandosi risposte esaustive e non approssimative e superficiali.

Spesso però le domande da parte del bambino non sono finalizzate ad avere una spiegazione bensì sono solo per attirare l’attenzione dei genitori e per apparire importante ai loro occhi. Pertanto è importante che il genitore ascolti il bambino con particolare attenzione ed interesse. Per superare questa fase, che a volte si presenta un pò critica per i genitori, è importante che quest’ultimi cercano di capire il motivo che spinge il bambino a chiedere di una cosa e che tipo di risposta il bambino si aspetta di ricevere. Bisogna considerare che i bambini al di sotto dei 5 anni difficilmente comprendono le risposte razionali o spiegazioni scientifiche per questo spesso rimangono insoddisfatti e continuano con le domande, fino a quando non riescono a portare il genitore nel “proprio mondo”. Le risposte quindi devono essere semplici e spesso anche fantasiose proprio come vuole il bambino e poi nel momento che si risponde è meglio interrompere le nostre attività e dare la massima attenzione al bambino facendogli capire che siamo bene attenti a ciò che dice. E’ meglio suddividere le risposte a seconda dell’età del bambino. Se il bambino è più piccolo capisce meglio se spieghiamo sotto forma di metafora e  con risposte più fantasiose cercando di parlare in modo semplice e a misura di bambino di quell’età; se invece si tratta di bambini più grandi, di 7/8 anni che hanno voglia di scoprire e capire come funzionano le cose, allora si può iniziare a dare risposte più “scientifiche”, spiegando attraverso l’esempio. Con Marta siamo appena all’inizio, speriamo in futuro di non essere invasi da i “perchè”!

Info sull'autore

Teresa
Teresa
Sono mamma, blogger per passione, laureata in terapista della neuro e psicomotricità dell'età evolutiva, da sempre nel settore della prevenzione e riabilitazione, svolgo il mio lavoro presso studi privati e centri di riabilitazione; collaboro con ludoteche per la presentazione di progetti educativi e ludici in età evolutiva

Commenti

  1. Avatararmando

    Pensavo che me la fossi cavata con Simone di quasi cinque anni, invece da quanto ho potuto capire anche piú grandi possono avere questa fase. A Simone fino ad oggi il periodo dei perche è durato molto poco e devo dire che si accontentava molto spesso di quanto da noi spiegato. non penso per la nostra capacita di spiegare ma semplicemente perche faceva la domanda ma in modo disinteressato. ok mi preparero al peggio.

    • TeresaTeresa

      Si! effettivamente ho letto che la fase critica è intorno ai 2/3 anni, ed ha una durata variabile, ma i bimbi più grandi possono anche continuare con i “perchè” se sono molto curiosi di conoscere le cose!

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