Il gioco, nei primi mesi di vita, è già presente e cresce e si arricchisce insieme allo sviluppo psicomotorio del bambino.
Appena nato, sappiamo che il bambino, vive in uno stato di totale dipendenza dalla mamma; non è in grado infatti ancora di muoversi in autonomia, è ancora in una fase in cui ha bisogno di stabilizzare il suo corpo alla vita extrauterina. Il neonato ha bisogno quindi di imparare a percepire se stesso, il proprio corpo, i propri confini, le sensazioni che gli provoca il movimento, il cibo e il sonno.
E’ sempre importante come genitori, conoscere lo sviluppo tipico del bambino, proprio per aiutarlo a crescere bene, e accompagnarlo nelle sue fasi di sviluppo, in modo da interagire con lui nel migliore dei modi.
Anche se non è in grado di compiere in autonomia determinate azioni, non è detto che il neonato nei primi mesi di vita non sia in grado di giocare. In questo periodo il piccolo, sta sviluppando tutto l’apparato sensoriale, quindi risponde molto bene a tutte le stimolazioni sensoriali che interessano il tatto, la vista, l’olfatto, l’udito, il senso dell’equilibrio e i confini del proprio corpo. Importante è quindi in questa fase il contatto fisico con il neonato, e tutte le attività svolte, anche del quotidiano, e l’interazione con lui devono passare attraverso il contatto corporeo.
Azioni tipiche del quotidiano sono ad esempio: accarezzarlo quando lo si veste, oppure lo si allatta, massaggiarlo dopo il bagnetto, portarlo in fascia ad esempio quando si va a fare una passeggiata, spostarlo di posizione quando gli si cambia il pannolino.
Una proposta di gioco nelle prime settimane di vita potrebbe essere, appunto quella del cambio di posizione, ad esempio, mettendo il piccolo in posizione prona (a pancia sotto). Posizione importante che aiuta lo sviluppo del bambino sotto tanti aspetti, e che può interessare anche un neonato. Certo, rispetto ad un bambino di più mesi, il neonato verrà messo, da sveglio, in posizione prona, per brevi momenti tipo: quando cambiamo il pannolino,sul fasciatoio oppure sul lettone, durante il momento del massaggio, durante le coccole sdraiato sulla vostra pancia. Infatti nei primi mesi il neonato è interessato al volto e alla voce umana, quindi parlargli e coccolarlo anche in questa posizione gli darà la possibilità di relazionarsi e vedere il vostro viso dalla giusta distanza, e così potrà iniziare a reggere anche la testolina per brevi istanti.
Tutte queste azioni caratterizzate dal contatto fisico, aiutano il neonato a definire meglio i propri confini corporei. A tali gesti si accompagnano sorrisi, parole, che con il tempo, il bambino impara tante cose e soprattutto l’esistenza di un sè, e di un altro fuori di sè. Logicamente non c’è bisogno comunque di leggerle determinate cose per poterle fare, ogni mamma spontaneamente accarezza il proprio piccolino fin dalla nascita, ma è sempre giusto informare i genitori che tutto ciò che si fa, e che sembra spontaneo e appartenere all’essere genitori, in realtà è importante per la crescita del bambino e non va mai trascurato.
Con il passare del tempo, intorno ai 2 mesi circa, il bambino sviluppa in modo adeguato anche la vista, e al contatto fisico si aggiungono via via altri canali per giocare e crescere. In questo periodo, infatti il neonato mostra interesse per i volti familiari, della mamma e del papà, iniziano i primi sorrisi intenzionali. E forse il primo vero gioco del bambino è proprio sorridere alla vista del volto materno.
E’ in questa fase che si possono proporre al neonato i primi pupazzetti e giochini, tipo le giostrine appese alla culla, poichè è molto curioso e interessato nell’osservare, ma il canale principale resta comunque il volto umano.
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